Castelsardo - Guida Turistica

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 IL Castello
 È il nucleo originario della Città fondata nel 1102, importante per il controllo dei traffici commerciali del Nord Sardegna che in quel periodo erano in armonia con Genova ed in contrasto con Pisa e con la Spagna.La fortezza, interamente racchiusa da una cinta muraria fortificata, inizialmente era dotata di un solo ingresso. Si può ancora vedere lo stipite di questo ingresso vicino alla “Loggetta” nella parte alta della muraglia esposta a sud.Successivamente venne aggiunta una seconda porta per consentire lo sbocco al mare. Questa porta fu ottenuta scavando le mura nella parte verso nord e facendola affacciare su “Lu Grannaddu” sotto gli spalti di “Manganeddhu”. 
 Le vie attorno al castello, chiamate carrugi negli statuti di di Castel Genovese, sono molto caratteristiche e non è raro nelle belle giornate trovare le donne castellanesi che si siedono fuori dall’uscio di casa per intrecciare i tipici cestini con fieno marino, palma nana o raffia. Il castello dopo essere stato alloggio per le guarnigioni militari che lo difendevano è stato sede della caserma dei Carabinieri fino a qualche decennio fa. Oggi il Castello al suo interno offre l’interessante Museo dell’Intreccio Mediterraneo dove è esposto il meglio dell’artigianato locale. I locali del Monte Granitico si sono trasformati in una sala congressi (sala XI), quelle che una volta erano le prigioni del Castello ora sono sale che ospitano numerose mostre d’arte e pittura. Nella parte più alta del Castello lo sguardo si estende a 360° e abbraccia uno spazio che va dall’Asinara alla Corsica; da S. Teresa al Limbara; dalla Gallura a Porto Torres.
  La roccia dell'Elefante
  La Roccia dell'Elefante è uno dei simboli di Castelsardo. Il grande monumento naturale situato sulla strada statale n.134 tra Castelsardo e Sedini, è facilmente raggiungibile, oltre che individuabile, infatti per chi giunge da Castelsardo è sufficiente percorrere la suddetta S.S. n.134, oltrepassare il bivio per Valledoria e procedere in direzione di Sedini. Mentre per chi sceglie di percorrere la direttissima Sassari-S.Teresa di Gallura, di recente costruzione, basta svoltare per Sedini, per entrambi i sensi di marcia. Seguendo queste semplicissime indicazioni, è possibile ammirare uno dei monumenti più significativi del neolitico, ovvero quel periodo della preistoria che in Sardegna è compreso tra il 6° e il 3° millennio a.C.
 In passato la Roccia dell'Elefante, come ci testimoniano gli stessi storici, era conosciuta con un altro nome: Sa Pedra pertunta, che tradotto significa la pietra traforata. Il grande monumento, insomma, non suscita indifferenza e non solo per la sua singolare configurazione, ma soprattutto per il fatto di essere un luogo testimone di un'epoca, in cui l'uomo prenuragico ha scavato e adornato di sculture sacre le pareti interne,configurando così quella che apparentemente può sembrare una roccia scolpita dagli agenti atmosferici, in una domus de janas. Le domus de janas sono, secondo una antica credenza popolare, le abitazioni delle fate (di streghe o di orchi). In realtà sono delle antichissime tombe ipogeiche, cioè grotticelle sotterranee scavate sulle pareti di roccia, veri e propri monumenti di architettura funeraria facilmente rinvenibili in molte zone della campagna sarda. Articolate quasi ad imitazione delle normali abitazioni, le stesse decorazioni interne tendono a richiamare l'abitazione del defunto, quasi a sottolineare una continuità tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
  Nel caso della Roccia dell'Elefante, le pareti interne sono state adornate con protomi taurine stilizzate, elementi fra l'altro molto comuni a parecchi monumenti protosardi, simbolo di un Dio venerato per la sua potenza, forza o coraggio. Questo fa ipotizzare che in quell'epoca ci fosse una spiccata predisposizione per tutto ciò che concernesse il mondo dell'occulto e della religiosità, consolidando la tesi secondo la quale i popoli della Sardegna prenuragica erano soliti praticare sacrifici umani. Dagli studi effettuati si suppone che la Domus dell'elefante fosse la tomba di un capo, anche perchè in una località immediatamente vicina a questo storico monumento, nota col nome di Multeddu, è stata reperita un'epigrafe che ricorda un tempio dedicato a Iside, mentre al Museo Sanna di Sassari, è custodita un'importante statua della dea Cerere, ritrovata nella sopracitata località.
 La Cattedrale intitolata a S. Antonio Abate, con la pala d'altare del maestro di Castelsardo e il campanile culminante in una cupola maiolicata; le cripte sottostanti la cattedrale;
  la chiesa di S. Maria con il Cristo nero, ligneo; il palazzo dei Doria; la sede del Comune; gli spalti di Manganella, con l'accesso al mare "Mandracho del soccoro", da cui si gode di una splendida vista sull'intero Golfo dell'Asinara.